Preeclampsia in gravidanza: disponibile nuovo test per diagnosi precoce della gestosi
Preeclampsia in gravidanza: disponibile nuovo test per diagnosi precoce della gestosi
27/03/2017
Una gravidanza più sicura per le future mamme e i loro bambini potrebbe essere assicurata grazie a un nuovo test diagnostico, già disponibile in Italia, che consente di rilevare lo sviluppo della preeclampsia (o gestosi) in donne che presentano fattori di rischio, fino a 4 settimane prima del manifestarsi dei sintomi clinici.
È italiana la pubblicazione che conferma il valore del test, il quale, analizzando il rapporto tra i biomarcatori sFlt-1 (Tirosin Chinasi 1 FMS-Simile solubile) e PlGF (fattore di crescita placentare), può predire la comparsa di questa grave patologia, che colpisce il 2-8% delle future mamme, rappresentando una delle principali cause di mortalità materna e perinatale.
«Il test di laboratorio – spiega Daniela Di Martino, dirigente medico di I livello presso l’Ospedale Buzzi ASST-FBF-SACCO, coautore dello studio – attraverso un semplice prelievo di sangue ci permette di valutare il rapporto tra i due biomarcatori sFlt-1 e PlGF per escludere che la futura mamma possa sviluppare la preeclampsia. È un grande passo avanti per noi specialisti: il rapporto sFlt-1 e PlGF, l’unico validato a livello internazionale, non ci dice solo se la patologia si conclamerà, ma, attraverso l’interpretazione dei risultati, ci permette anche di capire se si manifesterà con una forma più o meno severa. Tutto ciò ci consente di evitare ricoveri impropri che gravano sul Sistema Sanitario Nazionale: le donne affette da preeclampsia, infatti, necessitano di un monitoraggio costante e un follow up specifico che il più delle volte richiede un ricovero ospedaliero. In molte situazioni, inoltre, il test ci aiuta anche a decidere come e quando espletare il parto, scongiurando il più possibile il rischio di parti eccessivamente prematuri. Quando la preeclampsia si manifesta in maniera grave, l’unica soluzione per salvaguardare la sicurezza di madre e nascituro è indurre il parto».
La recente pubblicazione apparsa sulla rivista internazionale European Journal of Obstetrics&Ginecology and Reproductive Biology, ha messo in evidenza che il rapporto tra i biomarcatori sFlt-1 e PlGF può contribuire a predire la comparsa della preeclampsia in donne che presentano uno o più fattori di rischio, come ad esempio la nulliparità, il sovrappeso, la familiarità, l’ipertensione cronica, la gravidanza multipla, il diabete di tipo 1 oppure gestazionale.
Il rapporto sFlt-1/PlGF , insieme alle valutazioni cliniche standard, può supportare la diagnosi di preeclampsia e anticiparla di 4 settimane.
Attraverso un semplice esame del sangue, che può essere effettuato dalla 20sima settimana di gravidanza, ossia dal 5° mese, il test permette di arrivare ad una diagnosi precoce, quando i sintomi clinici della preeclampsia ancora non si manifestano. L’approccio standard attualmente utilizzato nel riconoscere la patologia non è in grado di identificare in maniera efficace e tempestiva le pazienti che presentano un maggiore rischio e di conseguenza di supportare il ginecologo nella migliore scelta terapeutica.
«Il rapporto sFlt- 1/PlGF – continua Di Martino – rappresenta un valido aiuto nella diagnosi di esclusione della preeclampsia, in combinazione con altre informazioni diagnostiche e cliniche, come dimostrato da importanti studi internazionali 3-7».
Di recente è stato sviluppato in collaborazione con tre importanti centri italiani un modello per stimare l’impatto economico dell’introduzione del test sFlt-1/PlGF nella pratica clinica, secondo la prospettiva del Servizio sanitario nazionale.
I risultati di questa analisi hanno dimostrato che l’introduzione del test può migliorare la gestione delle pazienti a rischio, riducendo conseguentemente i costi sanitari.
I costi di gestione di una paziente con sospetta preeclampsia ammontano a Euro 2.384 con approccio standard rispetto a Euro 1.714 utilizzando il test sFIt-1/PIGF in aggiunta alla comune pratica clinica. Complessivamente il risparmio atteso nel primo anno per il Ssn ammonta a 33,2 milioni di euro.
In conclusione, il rapporto sFlt-1/PlGF rappresenta sia un’arma in più per le future mamme sia uno strumento per contribuire all’efficacia del Sistema Sanitario Nazionale.
Preeclampsia: cause e sintomi
La preeclampsia è una condizione che può colpire le donne che affrontano la prima gravidanza ed è caratterizzata dalla presenza di ipertensione e proteinuria, cioè l’elevata presenza di proteine nelle urine.
Si può inoltre associare ad altri sintomi indicatori di danno d’organo o a iposviluppo fetale indice di una placenta malfunzionante.
Colpisce il 2-8% delle future mamme rappresentando una delle principali cause di mortalità materna e perinatale. Il riconoscimento precoce delle donne che andranno incontro a questo disturbo è molto difficile: la sintomatologia, infatti, ne consente una facile identificazione solo a sindrome conclamata, cioè quando potrebbe essere già troppo tardi.
L’ipertensione è uno dei sintomi principali ed è anche uno dei fattori che contribuiscono allo sviluppo della preeclampsia.
Altri sintomi che possono manifestarsi sono: cefalea, disturbi visivi, dolore allo stomaco, presenza di gonfiori ed oliguria cioè scarsa produzione di urina.
Se non diagnosticata precocemente, la preeclampsia può portare gravi complicazioni sia per la mamma che per il bambino come ad esempio distacco della placenta, ictus, nascita prematura fino addirittura alla morte intrauterina.