Sviluppata nuova immunoterapia oncologica: maggiore precisione con i linfociti T

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Sviluppata nuova immunoterapia oncologica: maggiore precisione con i linfociti T

tumore del seno

Sviluppata nuova immunoterapia oncologica: maggiore precisione con i linfociti T

29/03/2018

Una nuova forma di immunoterapia, più precisa ed efficace nei confronti del tumore, è stata sviluppata a San Francisco presso l’Università della California. La nuova cura è descritta in uno studio pubblicato su Science, e ha fruttato al suo autore Kole Roybal il premio Sartorius & Science per la medicina rigenerativa e terapia cellulare.

In larga parte, l’immunoterapia consiste nella produzione di linfociti T capaci di riconoscere ed eliminare i tumori. L’attività di questi linfociti non è tuttavia controllata in modo specifico, il che conduce a effetti collaterali indesiderati , soprattutto infiammazioni e risposte poco ottimali alla terapia. Secondo Roybal è quindi fondamentale controllare in modo puntuale l’attività dei linfociti, così da rendere l’immunoterapia un’alternativa sicura ed efficace alle terapie standard.

Roybal, in collaborazione con il collega italiano Leonardo Morsut, si è focalizzato su una molecola presente nei linfociti, coinvolta in diversi processi biologici: il recettore Notch. Secondo Roybal, il recettore può fungere da “sensore” utile a riconoscere la presenza di una malattia. Il passo successivo è stato quindi quello di sviluppare una versione sintetica del recettore (synNotch), potenzialmente personalizzabile su una specifica malattia in modo da evitare effetti collaterali e concentrare il trattamento dove è più necessario.

I recettori sintetici, spiega Roybal, permettono essenzialmente di limitare l’azione dei linfociti T sul sito della malattia, con l’obiettivo di migliorarne la capacità di oltrepassare, ad esempio, l’ambiente inospitale di un tumore solido.  I recettori sono anche versatili, e possono essere utilizzati sia per garantire una risposta immunitaria potente in presenza di un tumore, sia per sopprimerla in presenza di una malattia autoimmune.

«Le cellule possono essere programmate per assolvere a funzioni non naturali. I linfociti T possono produrre anticorpi specifici in un tumore solido. In linea di principio, contiamo di sviluppare linfociti T o altre cellule in grado di risiedere per lungo tempo nell’organismo e produrre anticorpi in presenza di malattie o di ricadute.», spiega Roybal.

Il team di Roybal è ancora al lavoro sui recettori sintetici: i prossimi obiettivi consistono nella produzione di linfociti T capaci di riconoscere diverse caratteristiche di tumori come il mesotelioma e il glioblastoma. È in fase di studio anche la produzione di nuovi recettori che permettano una maggiore efficacia alle terapie cellulari, utili in particolar modo per il trattamento di tumori solidi che non rispondono alla terapia a base di linfociti T.

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