Tumore del seno: magneti molecolari rendono più efficace l’immunoterapia

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Tumore del seno: magneti molecolari rendono più efficace l’immunoterapia

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Tumore del seno: magneti molecolari rendono più efficace l’immunoterapia

06/03/2018

Secondo una ricerca recentemente pubblicata su Cell a opera del Francis Crick Institute di Londra, per migliorare l’efficacia dell’immunoterapia in campo oncologico si può ricorrere a una sostanza in grado di attirare le cellule specializzate del sistema immunitario verso il tumore.

I ricercatori hanno scoperto infatti che i linfociti NK si accumulano nei tumori e rilasciano un composto chimico, il quale attrae le cellule dendritiche. Queste ultime tendono a innescare il processo di risposta immunitaria alla presenza del tumore.

I geni associati a linfociti e cellule dendritiche coinvolte in questo processo sono risultati correlati ai tassi di sopravvivenza di diversi tumori, fra cui i melanomi, i tumori del seno, del collo e polmonari. Nel caso del tumore al seno, questa correlazione è risultata ancora più forte, con particolare beneficio alle pazienti affette dal tumore triplo negativo, tipicamente associato a una diagnosi infausta.

Secondo il professor Caetano Reis, che ha coordinato la ricerca, la scoperta sottolinea l’importanza di linfociti e cellule dendritiche nella risposta immunitaria naturale al tumore: «Siamo appena all’inizio, ma aumentare il numero di cellule dendritiche nel tumore potrebbe costituire la base di un nuovo tipo di immunoterapia», ha dichiarato il professore.

Nell’ambito dello studio è inoltre emerso che una molecola prodotta da alcuni tumori, la prostaglandina E2, sopprime l’attività dei linfociti NK e riduce di conseguenza l’attività delle cellule dendritiche. Basterebbe così una semplice aspirina per bloccare la prostaglandina E2 e rendere più efficace l’immunoterapia.

Compreso il funzionamento di questo meccanismo, i ricercatori intendono ora concentrarsi sulla scoperta di altri metodi attraverso i quali il tumore può difendersi dall’attacco del sistema immunitario. «Questa scoperta ci aiuterà a sviluppare nuovi tipi di immunoterapia per aiutare ancora più pazienti», ha dichiarato Reis.

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